Ci sono tanti tipi di ragione, ed ognuno ha la “sua” ragione, per cui potrei pensare che logica conseguenza di questo illustre principio di libertà assoluta è che, paradossalmente: “Tutti hanno ragione”!
Allora, in una società, nasce un serio problema, quello della convivenza delle altrui ragioni, perché le persone che convivono e risiedono all’interno di una stessa città rappresentano una collettività, dunque, una pluralità di ragioni che devono necessariamente coesistere, e la ragione individuale deve (non dovrebbe, ma deve) cedere il posto e la priorità alla ragione collettiva, alla ragione che vorrei si definisse: Ragione Pubblica. Dunque accanto alle ragioni personali ed individuali deve coesistere anche un altro tipo di ragione che annida la sua ragion d’essere nella coscienza.
Ragione Pubblica è la ragione dei cittadini, di tutti coloro che vogliono pari dignità umana e sociale e che vogliono il Bene Comune dunque il Bene Pubblico.
Partendo dall’assunto, dunque, che la Ragione Pubblica debba avere supremazia e priorità, occorre individuare chi sono le persone che possano garantire i principi sottesi alla ragione stessa, e dunque il bene della città, il bene dei cittadini, lo sviluppo delle attività imprenditoriali, lo sviluppo occupazionale, la pulizia, la sicurezza, la legalità, la promozione turistica del territorio, e così via…
In tutte le città, infatti, ogni 5 anni si elegge il Primo cittadino, il Sindaco, ed un numero di consiglieri che rappresentino gli interessi e le volontà espresse nei programmi durante la campagna elettorale; in quanto compito della politica (dunque di coloro che decidono di dedicare la loro vita, il loro tempo e la loro attività al benessere comune) è quello di individuare e formulare PROGETTI, individuare le priorità e soprattutto prendere quelle decisioni che sono importanti perché impattano significativamente sulla vita, sulla libertà e sul futuro di tutti i cittadini.
Dunque la vera e principale responsabilità risiede nei cittadini stessi, i quali sono loro ad eleggere con il loro voto i rappresentanti politici, dunque sono i cittadini che determinano il futuro della città e delle loro stesse vite, perché deve essere ben chiaro che la vita degli altri, la vita e le sorti della città in cui si abita e si nasce sono direttamente connesse alla vita ed alla storia di ciascun elettore; dunque il rapporto è diretto, e stretto ed è identitario. Non è ammissibile né giustificabile che i cittadini non esercitino correttamente il loro dovere, che non gli attribuiscano inoltre il giusto significato ed il giusto peso. Ogni voto è un atto di responsabilità personale. Ognuno è libero di decidere e di scegliere, ma questo non esime dall’essere strettamente responsabile con il proprio voto del futuro della propria città; perché con il voto si delega ad amministrare secondo quanto programmato il che non vuol dire che si possa, poi, lasciar sovvertire o non rispettare quanto pattuito; non si può regalare o disinteressare delle proprie scelte e dunque non scegliere compiutamente chi votare, a chi dare fiducia per gestire ed amministrare correttamente la propria città, e dunque tutelare il bene comune; quel bene che gli appartiene. Perché la città non è di proprietà di chi amministra. Ma di chi ci vive, di chi ci risiede e nasce. Di chi vuole che sia sempre quella città ad accogliere ed ospitare i propri figli, i propri nipoti. Dunque il voto di ogni cittadino sottende una grande responsabilità, e deve essere esercitato con coscienza, sapienza e partecipazione. Perché quel voto non si esaurisce dopo l’elezione, ma dura per tutto il mandato, dunque è collegato giorno per giorno all’operato di chi si è votato e dunque scelto come proprio rappresentante, consigliere per consigliere (è come in un condominio, dove ciascuno è proprietario di un appartamento in un determinato palazzo di cui si deve nominare l’amministratore che lo gestisca, affinché lo rappresenti e lo amministri, prendendosi cura di tutti gli appartamenti facenti parte a quel condominio, che si assuma l’onere di prendere tutte le responsabilità e le scelte necessarie per il bene collettivo, dunque, di tutti i proprietari. Egli, dunque, viene eletto dai condomini a maggioranza, ed è ricompensato per il suo operato, e deve rispondere annualmente di tutto quello che ha posto in essere. Ebbene, i proprietari, sia chi ha votato e scelto quell’amministratore, sia chi aveva espresso un’altra preferenza, non smettono di essere proprietari, e pertanto, ciò che l’amministratore farà impatta sempre anche e soprattutto loro, e se il suo operato sarà stato corretto ed avrà tutelato e migliorato il bene comune sarà rieletto, diversamente quale proprietario a fronte di problemi, di danni economici, di affari illeciti, di attività che hanno deteriorato il loro patrimonio e la loro proprietà lo rieleggerà?! Lo stesso dicasi per l’amministrazione della città, che è bene comune, che è bene di tutti. E che pertanto, chi andrà a coprire incarichi politici deve essere scelto in base a precise competenze ed in base alla fiducia che trasmette, salvo poi, risponderne sempre).
Dunque la scelta del voto deve essere ragionata, ponderata, e responsabile, perché chi si candida deve rispondere del suo operato, deve meritarsi la fiducia, e soprattutto deve essere cosciente e riconoscente che ciascun voto racchiude in se un grande valore di cui esserne riconoscente e pienamente responsabile. Infatti, ad ogni elezione, si assiste alla gara per ottenere quel voto, e non si risparmiano promesse o benefits, dunque, questo legittima ancor di più una assoluta responsabilità in capo ad ogni voto espresso.
Ed oggi, dopo anni di delusioni, dopo anni di promesse, a chi rivolgere attenzione ed a chi demandare fiducia?
Oggi il distinguo tra gli uomini è la loro storia, la loro coerenza, perché non bastano le promesse, non basta nemmeno la competenza oppure l’intelligenza; soprattutto non basta la ricchezza individuale; occorre che le persone siano giuste, che abbiano operato secondo legge e secondo giustizia. Occorre che siano ammirevoli in primis come essere umani. Proposte, programmi, non devono essere belle parole, ma sostanza dell’operato che si andrà a svolgere. Chi è disposto a “comprare” con mille modi diversi, la fiducia ossia il voto, non è di certo colui che ha a cuore il bene comune, non è colui che si appresta in modo sincero e disinteressato a lavorare per l’interesse collettivo.
Basta con la violenza degli interessi privati che continua inesorabile ed implacabile la “rapina” ai danni della città e dei diritti dei cittadini.
Oggi più di ieri, occorre guardare negli occhi, occorre ascoltare non le sole parole ma il cuore e la voce di coloro che parlano, che si candidano per rappresentare gli interessi non personali ma di tutti.
Perché per migliorare la vita individuale occorre migliorare la vita di tutti.
Un saluto, un sorriso