Geotermia: Rischio o Risorsa per i Campi Flegrei?

campi-flegreiSappiamo di toccare un argomento che susciterà animosità e contrasti tra i sostenitori e i detrattori dello sfruttamento del potenziale geotermico del nostro territorio, ma il silenzio o la mancata informazioni resa ai cittadini non consente ad essi di potersi formare una propria idea, se non su preconcetti, e non su argomentazioni scientifiche.

La nostra è una Terra che arde da sempre. Sotto i nostri piedi Madre Natura ha posto una caldera che non smette mai di farci sapere che è lì, presente, pronta a mutare il corso della nostra vita, a volte amica a volte maligna. Ma è stata questa caratteristica a spingere prima i Greci e i Romani poi, a fondare qui le proprie colonie per sfruttare al meglio le risorse di questo territorio. Potremmo, oggi, beneficiare di questo sistema naturale per poter ottenere energia senza creare pericolo per la popolazione residente?

Come Associazione vorremmo prenderci l’onere e l’onore di fornire alla nostra Comunità gli strumenti per poter avere una visione chiara e super partes sull’argomento. Siamo convinti che ogni decisione che impatti lo sfruttamento del territorio debba essere valutato e deciso dalle popolazioni che lo occupano, e che ad essa spetta l’ultima parola.

Partendo da questa premessa incominciamo a scoprire e  definire  l’argomento oggetto di questo articolo.

Geotermia

Enciclopedia Treccani“geotermìa Settore della geofisica che studia la distribuzione e l’origine del calore all’interno della Terra. L’energia geotermica appartiene alla categoria delle energie rinnovabili e suscita notevole interesse, sia per le favorevoli prospettive presentate da alcuni sistemi di sfruttamento del calore interno della Terra, sia per le potenzialità di sviluppo offerte in funzione della disponibilità delle risorse non utilizzate. L’energia geotermica viene utilizzata in tre settori: usi ad alta entalpia, per la produzione di energia elettrica e impieghi industriali; usi a bassa entalpia, per fini civili, agricoli e industriali; usi termali, per fini terapeutici e ricreativi”

Vorremmo concentrare la nostra attenzione sul possibile utilizzo e sfruttamento dell’energia geotermica ad alta entalpia e a bassa entalpia, essendo quella termale ben conosciuta da chi abita il nostro territorio.

ALTA ENTALPIA

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Il Principe Piero Ginori Conti accanto al generatore

Tra i tanti primati dell’Italia va annoverato anche quello di essere stato il primo Paese al mondo a sfruttare l’energia geotermica. La prima utilizzazione dell’energia geotermica, per la produzione di energia elettrica, avvenne il 4 luglio 1904 in Italia per merito del Principe Piero Ginori Conti che sperimentò il primo generatore geotermico a Larderello in Toscana. E sempre in Toscana nel corso degli anni si è sviluppata e progredita la produzione di energia elettrica tramite la geotermia. Ma non sono tutte rose e fiori, infatti in quei territori si sono creati numerosi comitati di cittadini contro la costruzioni di nuove centrali geotermiche ritenute dannose per l’aspetto paesaggistico-naturalistico, l’inquinamento acustico (soprattutto durante le perforazioni dei pozzi), l’inquinamento chimico (immissione di gas come CO2 e H2S) e quello termico (aumento della temperatura dei corsi d’acqua in seguito alla dispersione dei reflui in superficie), la microsismicità (causata talvolta dalla reiniezione dei fluidi nel sottosuolo) e la subsidenza (causata dallo sfruttamento più o meno intenso di un campo geotermico). Di contro va evidenziato che tutte le strutture pubbliche preposte al controllo e al rilascio delle relative autorizzazioni (Comuni, ARPAC e altri) non hanno mai rilevato irregolarità e problemi per la salute degli abitanti nel cui territorio insiste una centrale geotermica. Anche sul nostro territorio si sono avute delle perforazioni negli anni 50 e 70 e, più recentemente, con il progetto pilota “Scarfoglio” che tanto allarme e mobilitazione ha suscitato nella popolazione. Anche all’interno della comunità scientifica partenopea è in atto una diatriba tra i pro e i contro. Quello che più inquieta è che tale tecnologia utilizza perforazioni a grande profondità, e nel nostro territorio, soggetto al bradisisma, tale attività suscita, nell’immaginario collettivo, l’apprensione e il timore che si possa attivare  una fase eruttiva.

 Il compito di cui vorremmo farci carico è quello di organizzare e strutturare una serie d’incontri/dibattiti per aver un confronto tra i favorevoli ed i contrari, facendo esporre a ciascuno le proprie ragioni ed argomentazioni. Invitiamo tutti coloro che siano interessati ad esprimere la loro opinione di farlo inviando una mail a info@liberass.org che sarà pubblicata sul sito.

BASSA ENTALPIA

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Con la geotermia a bassa entalpia, ossia la tecnologia che permette uno scambio di calore con il sottosuolo, appare concreta la possibilità di sfruttare il calore terrestre a fini termici, assicurando il riscaldamento e il condizionamento di case private, uffici, condomini e persino industrie. Il sottosuolo viene utilizzato come serbatoio in cui trasferire il calore in eccesso durante il periodo estivo e da cui trarre quello necessario durante l’inverno. Già dalla profondità di qualche decina di metri la temperatura della terra rispetto all’aria  è stabile ed oscilla fra i 12 e i 14 °C,  e scendendo in profondità la temperatura sale intorno ai 3 gradi per ogni 100 metri. Quindi, poiché in inverno il terreno è più caldo dell’aria esterna e in estate è più freddo, lo scambio termico, effettuato con una pompa di calore, risulta energeticamente conveniente.

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Suggeriamo di scaricare il video della trasmissione “Geo&Geo 29/4/2016 – La geotermia bassa entalpia” di RAI 3 dove viene spiegato in modo chiaro, semplice ed esaustivo sia il tipo di tecnologia sia gli utilizzi pratici che la geotermia a bassa entalpia sfrutta e rende possibile. A differenza della geotermia ad alta entalpia quella a bassa entalpia risulta meno invasiva e applicabile sia agli edifici di nuova costruzione che a quelli preesistenti, certo il costo è ancora elevato, dai 10.000,00 ai 25.000,00 euro, però occorre tenere conto della detrazione fiscale che arrivano fino 65%, e questi impianti consentono inoltre un risparmio economico annuo sui costi di esercizio rispetto ad un sistema tradizionale (caldaia a metano e condizionatore split) di circa il 50% e di circa il 70÷80% rispetto ad un impianto a caldaia alimentata a gpl o a gasolio.

Attendiamo curiosi i vostri commenti e sopratutto le vostre critiche.